Ringraziamo per la cortese disponibilità la Dott.ssa Monica Cristina Gallo "Garante dei Diritti delle Persone private della libertà del Comune di Torino" che ha risposto alle nostre domande sulle attività svolte da fine luglio 2015 (data del suo insediamento) a oggi.
In tutti le carceri d’Italia, lo sport è praticato dalla maggior parte dei detenuti, più o meno nello stesso modo. Si fanno flessioni, attività fisica in palestra, si corre e si gioca a pallone. Non tutti i penitenziari hanno la palestra, ma in tutti i casi, chi ama lo sport lo pratica lo stesso, con o senza palestra.
William Russel fu il primo reporter di guerra; inviato per il Times in Crimea durante la guerra del 1853-1856, scriveva articoli che per arrivare in Inghilterra venivano consegnati a un ufficiale e poi a un corriere dell’esercito che li lasciava nella più vicina stazione di posta. Prima che i lettori del quotidiano potessero leggere le notizie passava davvero tanto tempo.
Nonostante l’anno solare non sia ancora terminato, l’incontro avvenuto lo scorso venerdì pomeriggio potrebbe aggiudicarsi con largo anticipo il titolo di evento del 2016. Un incontro prezioso che involontariamente diventa anche un regalo, certo la data di “consegna” non coincide con quella del compleanno, ma poco importa, perché ritrovarsi in cella come degustatore d’eccellenza un certo Chef Rubio è qualcosa che sa di incredibile.
La crisi insegna a risparmiare, in carcere il tetto ai consumi è una realtà da sempre e noi sappiamo farci i conti!
Se scrivessimo “Corrispondenza” nel motore di ricerca di Google troveremmo una miriade di pagine che rimandano ai link più disparati.
La tradizione vuole che in carcere i compleanni non si festeggino; vuoi perché a vivere chiusi in pochi metri si perde l’energia per qualunque tipo di festeggiamento, vuoi perché non ci sono vicino a te le persone care con cui condividere il momento. Fatto sta che la sub-cultura carceraria non prevede, pena anni di sfortune, di celebrare il proprio genetliaco.
Se penso ai film di Ettore Scola il primo che mi viene in mente non è uno dei suoi “classici” capolavori come “C’eravamo tanto amati” o “Una giornata particolare”, bensì “Brutti, sporchi e cattivi” che con il suo titolo ha creato un’etichetta che tante volte, per il solo fatto di essere un detenuto, mi sono sentito addosso.