Diversità, prospettive, ordine, incontro, umanità … e una fiaba rom. Sono le parole scelte, nel primo caso, per descrivere un anno di carcere dai volontari del Servizio Civile e dei dipendenti di Patronato e Caf Acli e dell’Ufficio Garante dei diritti delle persone private della libertà Comune di Torino. Nonché il soggetto di un cortometraggio, nel secondo caso, diretto da Roberto Agagliate dal titolo “La madre e il suo principe”.
Quando ti trovi in un posto chiuso come il carcere per tanto tempo non riesci a fare a meno di pensare a come ci sei finito. Una volta che la porta della cella si chiude dietro di te, non ti resta altro da fare che affrontare la situazione e cominciare a organizzare la tua sopravvivenza per cambiare la situazione attuale e trovare al più presto una strada di uscita, ma il mix di adrenalina, paura, ansia e disorientamento ha un effetto devastante.
Ore dodici e trenta circa, stranamente il carrello non è ancora passato. Probabilmente ci sono stati problemi in cucina. Siamo tutti in attesa quando finalmente odiamo il suono del campanello. Creando una fila ben poco ordinata i commensali cominciano ad attorniare il tavolo dove verranno depositati i contenitori con il cibo e cominciano a chiamare il portavitto.
Che buon profumo, ci sarà qualcosa di veramente appetitoso oggi a pranzo. Ogni volta è cosi, ci si convince attraverso il profumo che fuoriesce dalla cucina che ci sia qualcosa di veramente sfizioso da mangiare e invece “la solita minestra", ovviamente si fa per dire.
Scendo le scale di ferro per raggiungere l’aria, la pioggia della sera prima da un odore di pulito al cemento armato dei muri malandati.
A parlarne saranno il riconfermato Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte On. Bruno Mellano ed il Presidente della Provincia Granda Federico Borgna, giovedì 30 gennaio alle ore 17:00 in Sala Giolitti a Cuneo.
Oggi trasmettere un valore quale l’inclusione sembra essere un’impresa difficile, tanto più se a farlo deve essere un logo, ed è per questo che abbiamo colto la sfida.
I trasferimenti delle persone detenute da un carcere all’altro si fanno con pullman e furgoni della Polizia Penitenziaria, i blindati. Piccole scatole di metallo dove non si vede nemmeno la strada e ti manca la luce del sole.
Con la fine del 2019 ci si è lasciati alle spalle un altro anno. Vecchie relazioni, amicizie, problemi finanziari e quanto di peggio si possa immaginare, stanno lentamente sfumando assieme a tutti i bei ricordi per fare posto a qualcosa di nuovo.