Vademecum del politically correct
Alle volte i pregiudizi, i luoghi comuni umani, possono condizionare scelte che nel tempo si rivelano non esatte. Accade spesso e, per quanto lo si possa sperimentare, si è sempre pronti a ricadere nel baratro del presumere che una data cosa sia quello che ci appare.
Saranno le undici, le undici e trenta al massimo, siamo io e uno sparuto gruppetto di compagni di detenzione raccolti attorno al calcetto, tutti presi e concitati dalla nostra partitella.
La musica che gira dentro… continua, da quel “la” iniziale, c’è stato un implemento ulteriore. Il gruppo era alla ricerca di un quarto componente che suonasse il basso, per completare la band, che grazie a “Titty pink”, nome d’arte della vocalist T. P., si è materializzato dopo prove su prove.
Un’originale testimonianza per un’inusuale iniziativa presso il carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino che prende il via dall’amore per la musica di un gruppo di ristretti.
Tredici studenti del “Lorusso e Cutugno” hanno ripreso a studiare, “tra questi, due rugbisti”, uno è stato il capitano, l’altro è l’attuale vice capitano, entrambi stranieri. I due hanno iniziando a frequentare il liceo per operatore socio sanitario all’interno della Casa Circondariale, dove si trovano tutt’ora reclusi.
Si dice che vive meglio chi riesce a dimenticare, ma io non sono d’accordo con questa affermazione, perché ritengo, invece, che è solo partendo dal proprio passato che si possa ritrovare quel che si è perso, raggiungendo così la consapevolezza che oltre la nostra memoria, la nostra ragione e oltre la fine, riiniziano sempre tantissime altre storie.