Lunedì, 30 Gennaio 2023 17:38

Come un voto può cambiare la vita, considerazioni del “leggere gli altri”

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Foto di Morgan Basham su Unsplash Foto di Morgan Basham su Unsplash

Vademecum del politically correct

Alle volte i pregiudizi, i luoghi comuni umani, possono condizionare scelte che nel tempo si rivelano non esatte. Accade spesso e, per quanto lo si possa sperimentare, si è sempre pronti a ricadere nel baratro del presumere che una data cosa sia quello che ci appare.

Accade a tutti, indistintamente. L’animo umano osserva e giudica questo, osserva e giudica quello.

Le porte dell’inferno sono costellate da buone intenzioni.

Ma poi, si guarda il moscerino nell’occhio altrui dimenticando il proprio.

Queste considerazioni partono da presupposti ed affermazioni che sanno più di “filosofia popolare”, che nutre e ripara il popolino dalla non conoscenza delle esperienze di vita.

Oggi c’è da dire che alle nuove generazioni il problema viene posto relativamente, perché quelle meno attente hanno poco interesse al tema, essendo legate ai social e alla diffusione di tag o alla promozione di persone che “aspirano” ad avere più follower. Inventando di fatto quasi una nuova professione.

Il diritto della persona è legato a tanti altri diritti e libertà individuali che alle volte sfuggono al controllo, causando danni irreparabili, per non dire drammi. Il riferimento è a quegli atteggiamenti di bullismo che, in questi ultimi anni, si sono acclarati ai danni di giovani minori, che nella loro “semplicista” visione di vita, con un uso improprio delle nuove tecnologie informatiche, hanno demonizzato, vessato, infierito su compagni di scuola più fragili, creando i presupposti per cui questi giungessero a commettere atti contro la propria vita.

Ciò diviene un dramma perché, negli anni scorsi, di fenomeni di “isolamento sociale ne sono accaduti diversi. Puntualmente se ne è parlato, vivendo l’onda del momento, ma poi, la memoria storica è stata cancellata, offuscata da altro.

Dunque il giudizio, l’animo umano che persevera e quasi gioisce nel perpetrare del male al prossimo, è sempre presente nella persona, nell’uomo, sia esso adulto o minore.

Questo apre un altro discorso. Il minore. Per minore si intende un soggetto minus, sotto diversi aspetti. Un giovane che agli inizi della sua vita non “può” avere quella capacità di scindere il bene dal male. Ma oggi, nel terzo millennio, sarà ancora vero? Le regole sociali lo affermano. Ma la domanda rimane. Per legge un giovane che abbia compiuto diciotto anni è responsabile civilmente e penalmente. Stante all’ordinamento giuridico, civile e penale, è in grado di intendere e di volere. Ma si può paragonare la stessa responsabilità di un diciottenne a quella di un cinquantenne?

La risposta per la legge è sì.

Ma riferito a quello che la persona rappresenta, ovviamente, non si possono porre i due soggetti sullo stesso piano di crescita, sociale, individuale, emotiva, caratteriale.

Dunque, compito dei genitori, compito dei sociologi sarebbe quello di porre un’attenzione maggiore alla crescita dei figli. I quali sono più fragili oggi rispetto ad un passato generazionale, con le criticità dell’epoca.

E dunque, ancora una volta, bisogna mettere in discussione una tecnologia invasiva, che crea sì informazione diffusa, ma anche disinformazione deleteria. Il lettore obietterà che è il prezzo da pagare. Dunque dobbiamo sperare nella buona fede.

I greci solevano dire che: è facile lanciare le piume al vento dal monte, demandando gli altri a raccoglierle.

La morale non c’è, non può esserci, perché talune volte è difficile non cadere in un pregiudizio che non è stato da noi voluto, ma va “vissuto” per induzione, e ci si chiede fino allo sfinimento se verrà un momento storico in cui le cose non dovranno essere ancora commentate.

Utopia, idealismo, resilienza. Parole che dovrebbero essere risolute, invece… per molti sono solo parole.

Redazione

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