L’ultima festa di Capodanno trascorsa in famiglia è stata nel 2004. Da allora sino ad oggi non ho più festeggiato l’arrivo del nuovo anno con i miei familiari.
Questo articolo lo possono leggere tutti, ma non tutti saranno in grado di capirlo. Probabilmente solo quelle persone che hanno vissuto una vita detentiva, oppure chi in prigione vi entra da esterno, come gli operatori o gli assistenti volontari. Per tutti gli altri non rimane che il terreno dell’immaginazione.
Che serata, quella del 14 novembre 2017! “Cù sa scurda cchiù!. Una telefonata proveniente dal Penitenziario “Lorusso & Cotugno” ad un orario un po’ insolito: poco prima di fare rientro in istituto come previsto dal regime di semilibertà, ha fatto concretizzare il “superamento degli schemi poetici del passato”, con tanto di ritorno a casa.
La nostra società ci riserva ogni tipo di violenza. E’ inconcepibile che un essere umano faccia violenza ad un altro essere umano, ma purtroppo esistono anche queste persone.
La redazione interna al carcere talvolta risente degli umori indotti da quanto comunicano quotidiani e tg: un titolo troppo forte, la cronaca insistita di un’evasione durante la misura alternativa, senza parlare dei tanti che quotidianamente rientrano in carcere sino a concludere la propria pena.
Mentre percorro il lungo ed interminabile sentiero, verso la tanto desiderata e voluta libertà, sento che dietro di me, si allontana sempre di più, il continuo vociferare e il rimbombante tintinnio di chiavi metalliche e cancelli, che solitamente scandiscono le sezioni durante tutta la giornata.