Dal carcere di Torino prendono il via due ambiziosi progetti trattamentali, per creare ponti tra “dentro” e “fuori”.
Liberi di imparare: inclusione sociale con il Museo Egizio di Torino e L.E.I.: acrononimo di Lavoro Emancipazione Inclusione, per migliorare le condizioni di vita delle donne detenute.
Lunedì 19 novembre, nella sezione del polo universitario della casa circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno” i detenuti-studenti, hanno avuto un piacevole incontro a “suon di pianoforte” con un artista tra i più alternativi della scena musicale contemporanea, il maestro Stefano Bollani.
Nel percorso della vita ci sono giorni che non vedi l’ora che finiscano per tornare a casa a riposare e caricare le “batterie”. Una volta a casa ripassi nella mente tutta la giornata e ti domandi com’è andata oggi? Il risultato è che vuoi solo dimenticare e non vedi l’ora che venga domani.
Ogni stagione ha i suoi colori, viverli e vederli cambiare per qualcuno diventa un sogno. Dopo tanto tempo ritornare a rivivere i cambiamenti di stagione vuol dire ricominciare a vivere e ad assaporare ogni cosa della libertà.
Il colloquio con il proprio difensore, in carcere, oltre ad avere degli importanti sviluppi giuridici, li ha anche a livello personale, perché comporta al detenuto attese ed emozioni contrastanti tra loro, che possono andare dalla speranza, allo sconforto, dall’affidarsi completamente all’avvocato all’esserne delusi dalla scelta.
Da questa parte del muro, in carcere, quella del “più si ha, più si vuole”, è una tendenza che va sempre molto di moda e che crea non poche difficoltà a livello di vivibilità, convivenza e interiorità. Superarla significa intraprendere un cammino difficile e faticoso per superare apatia e aggressività e realizzare il vero “me”.