Sono rinchiuso tra le mura del carcere, mi guardo intorno e penso sempre all’esterno, a quello che avrei potuto fare e a quello che avevo già fatto. La memoria è colma di ricordi, una selezione infinita che mi permette di viaggiare con la mente, di allontanarmi da questo triste luogo. Tutti i giorni vedo lo stesso ambiente, gli stessi arredi, le stesse facce e gli stessi “colori”, ho bisogno di evasione e chiudendo gli occhi, immagino di essere al mare.
Giorno dopo giorno, mi rendo conto che le emozioni sono solo una palla al piede. Il carcere riesce sempre a stupirti.
Trascorrere una giornata diversa dal solito, celebrando i rapporti umani e l’affettività, è possibile anche in carcere.
Anni fa prima della riforma del ‘75 dell’Ordinamento penitenziario, il carcere era un luogo dove molte, tante, troppe persone venivano letteralmente stipate in luoghi angusti, sporchi e maleodoranti…
Il carcere è un luogo dove spesso si passano intere giornate tra detenuti a raccontarsi e parlare di chi si era, di cosa si faceva fuori, un po’ per vanto un po’ per ammazzare il tempo. C’è chi però ha avuto una realtà lavorativa un po’ inconsueta, come nel mio caso, e la gente non ti crede se racconti che per vivere vendevi zebre, cammelli, e molti altri animali esotici.
Dunque, da dove iniziare, coltivare affetti familiari all’interno di un carcere è molto difficile per le condizioni in cui versano i detenuti.