Martedì, 14 Marzo 2023 17:31

Le zebre non sono a pois!

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Foto di Robert Katzki su Unsplash Foto di Robert Katzki su Unsplash

Il carcere è un luogo dove spesso si passano intere giornate tra detenuti a raccontarsi e parlare di chi si era, di cosa si faceva fuori, un po’ per vanto un po’ per ammazzare il tempo. C’è chi però ha avuto una realtà lavorativa un po’ inconsueta, come nel mio caso, e la gente non ti crede se racconti che per vivere vendevi zebre, cammelli, e molti altri animali esotici.

Infatti in carcere passare per bugiardo è molto facile e puoi solo raccontarti con chi davvero ha orecchie per ascoltare e non per giudicare. Questa è la mia storia dalle stalle alla galera.

Un timido sole si abbatte sulle sbarre di metallo, e lì osservo il mio “concellino” che guarda fuori, mi avvicino a lui e vedo che osservava la fauna nostrana degli uccellini, e dopo il volo di un paio di dolci uccelletti, su un alberello si posa un cardellino. Mi racconta che suo nonno li allevava a casa quando lui era piccino, e a casa sua è cresciuto vedendo quei minuti ma coloratissimi “passerotti”.

Io mi permetto di dirgli che li vendevo per lavoro, mi occupavo di gestione e vendita di animali esotici, e non solo, per una rilevante azienda nel settore. Inizio a tirare fuori le foto, che tengo conservate nel mio armadietto, le guarda sbigottito, e ci sono io con struzzi, gufi, falchi, serpenti, cammelli, e molti altri animaletti particolari, ma una foto in particolare attrae la sua attenzione, “ma cos’è questo?”

Guardo la foto, “lui è Alex, lo zebrallo”. In che senso zebrallo, mi domanda, “sì lui è un incrocio tra una zebra e un cavallo, con una lunga e buffa storia”. Era incuriosito, e mi pregava di rendergliene edotto.

Premetto che dirò soltanto verità anche se potranno risultare surreali, ma la realtà è più strana di quello che sembra. Anche ora mentre mi metto a scriverlo mi sento un alieno, non sembra ma è una storia vera, e poteva essere una storia di cronaca, ma così non è stato.

Era un freddo giorno di dicembre, pressappoco intorno alle 5 della mattina, il mio titolare mi rendeva partecipe dell’acquisto per il suo negozio di un prezioso esemplare di zebrallo. Il recinto equino era già fornito di parecchie zebre, qualche pony, e tanti asinelli. Ma un animale così unico, grande come un cavallo con le strisce da zebra mancava. Ammirare questi esemplari è raro, e tra poco avrei potuto accudirne uno,  non stavo più nella pelle.

Saliamo sul furgone e ci avviamo verso un paesino di montagna, sperduto nel freddo nord, ma ero estasiato al pensiero di avere la possibilità di lavorare con una creatura simile, avevo già avuto esperienza con uno zony, (mamma pony e papà zebra) ma il rarissimo zebrallo come sarà? feroce come una zebra o docile come un cavallo? Mentre mi interrogavo eravamo ormai giunti a destinazione, ecco il proprietario, ecco il recinto, ma lui dov’è?

Il proprietario subito si premura a darci due dritte sull’equino, e ad un tratto eccolo, è lì dietro, è enorme, è lì che gironzola e cerca di capire chi siamo, non sembra cattivo, ma neanche mansueto, ci viene detto che ha le sue paturnie da zebra, ma ogni tanto si ricorda di essere cavallo, allora dopo che abbiamo fatto gli onori di casa cerchiamo di caricarlo sul furgone, ma lui dimostra di non gradire.

Inizia a nitrire, siamo in tre a tenere la corda, ma lui si alza su due zampe e gli altri lo mollano, io mi ritrovo con la corda stretta nelle mani con un nodo e il colosso inizia a correre, mi trascina via con lui su una stradina in discesa, per fortuna c’era la neve e io avevo molti giubbotti per il freddo, le zampe posteriori  erano a pochi centimetri dal mio viso. Non ero spaventato nonostante stessi rischiando la vita, sul momento non ho realizzato il pericolo, dopo parecchi metri riesco a mollare la corda, mi rialzo, scoppiando a ridere... Il mio titolare era terrorizzato, i giubbotti si erano abrasi fino alla carne e ciò che rimaneva degli indumenti era pregno di sangue e fango, ne ero ricoperto da testa a piedi, ma ridevo, ridevo come un folle. Ero vivo, la gioia era immensa e mi stavo rendendo conto del pericolo appena scampato, un miracolo, una fortuna, ma bisognava ancora caricare quel colosso.

La forza non funzionava, allora prendiamolo per la gola, pensiamo, per cui mettiamo delle deliziose carotine sul furgone e in un baleno un salto e lo zebrallo è  dentro il camioncino.

Chiudiamo le porte e le sicure e si torna a casa… finito il racconto ha un viso estasiato, solo con una domanda nello sguardo … ma gli zebralli, hanno le strisce a pois?” alla fine mi chiede.

Redazione

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