Martedì, 21 Luglio 2015 16:22

Un gruppo in movimento

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Un gruppo in movimento: ci saranno nel corso del tempo molti cambiamenti e noi daremo conto di tutti. Il trasferimento di Davide è raccontato dalle parole del gruppo di lavoro e dall’aspettativa che “l’altrove” sia migliore di ciò che conosciamo bene.

Essere ristretti, "a contatto fisico", condividendo tutto 24 ore su 24 ore, sette giorni su sette, può fare sembrare strano immaginare un luogo come il carcere "un porto di mare". Come sapere che lì, dove il presente si dilata divorando anche buona parte del futuro, si possa trovare qualcuno con cui condividere la propria "voglia di un futuro", i propri studi, le proprie speranze di vittoria sportiva o un collega di lavoro, può risultare impossibile ai più. Eppure non sempre è così perchè "dentro le mura" si va e si viene più di quanto si pensi, in alcuni casi si può frequentare un corso di laurea o attività lavorative. E si possono chiedere i trasferimenti. Come nel caso di Davide. Davide ha chiesto un trasferimento è l'ha ottenuto in questi giorni. Questo è il saluto dei suoi colleghi, della redazione di Letter@21, ma soprattutto è il saluto dei suoi amici, di chi ha condiviso con lui uno spaccato di vita insieme. Un saluto che è il ricordo di Davide di ognuno di loro. Un saluto, un in bocca al lupo a cui ci uniamo tutti noi di Eta Beta che hanno incrociato a vario titolo, nei propri percorsi, Davide. Arrivederci Davide.

Il trasferimento di Davide
Dopo quattro anni di permanenza nella sezione Polo Universitario della Casa Circondariale di Torino, Davide è riuscito ad ottenere il tanto sperato trasferimento a Bollate.
In carcere, ci sono persone con cui hai modo di relazionare molto e creare nel tempo un’amicizia. Davide è uno di questi.
Nonostante, il non poter più trascorrere le serate a prenderlo un po’ in giro e farci qualche risata con Daniele, per i suoi strani modi di fare, sono felice per questa sua scelta e per aver ottenuto questa traduzione.
Principalmente è stato un bene per i suoi familiari, considerato che i suoi abitano a Milano, non dovranno percorrere più tanti chilometri per i colloqui. Un altro aspetto positivo per lui è che il carcere di Bollate offre tante possibilità di reinserimento. Per questi motivi mi ha fatto solo piacere la sua partenza, e sono sicuro, come d'altronde gli ho detto personalmente, che fra un anno riuscirà a usufruire di qualche misura alternativa.
Sabato mattina, giorno della sua partenza, io, Daniele e Gioacchino eravamo tutti svegli già alle 6:30, per salutarlo, e devo ammettere che è stato un momento non molto felice – anche se come ho detto prima, tutti, siamo contenti per la sua partenza – perché stai lì ad aspettare quella chiamata che per anni non ti farà re incontrare quella persona.
Il carcere è un porto di mare, gente che viene gente che va, ma molto spesso in un amico si trova un approdo sicuro.
Alfonso

Il trasferimento di Davide
Sabato mattina Davide, uno dei partecipanti al progetto Letter@21 di Eta Beta, è stato trasferito nel carcere di Bollate (MI). Il ricordo del suo compagno di cella Daniele.
Dopo aver passato qualche tempo in carcere capisci che le cose più importanti sono essere in una struttura non troppo “afflittiva” e trovare un compagno di cella con cui andar d’accordo. Le celle singole sono pochissime e condividere ogni azione, movimento e financo pensiero giorno e notte con uno sconosciuto è impresa davvero titanica, ma io posso dire di essere stato alquanto fortunato in questo.
Erano ormai quattro anni che mi addormentavo e mi svegliavo vedendo Davide e nonostante le visioni del mondo, i progetti, le aspettative per il futuro fossero diametralmente opposte si era creato uno speciale feeling e, non mi vergogno a dire, che un po’ sto sentendo la sua mancanza. Ormai era consuetudine sentire i suoi rimbrotti sul mio essere vecchio dentro quando guardavo i miei improponibili film in bianco e nero e per me era impossibile non cogliere l’occasione per criticare la sua visione di qualche talent show. Insomma come in quei maturi film di Clint Eastwood stuzzicarsi a vicenda era il modo per esprimere reciproca stima.
Neanche con la mia storica fidanzata avevo convissuto così tanto tempo e ormai ognuno sapeva cosa aspettarsi dall’altro e prenderci in giro su ciò che avremmo fatto una volta fuori era il modo per sdrammatizzare l’asfissiante presente e avere meno paura del futuro.
Ogni lento giorno che passa mi convinco sempre più che il carcere  così come strutturato non serva assolutamente a nulla se non a imbruttire le persone, ma io posso dire che grazie anche a Davide ho imparato a vedere ed apprezzare anche chi la pensa diversamente da me e pensandoci sono dispiaciuto di non essere riuscito a dirglielo.
Daniele

Venerdì 17 luglio
Davide un amico con il quale da anni condividiamo molte esperienze e attività all’interno di questa struttura come: studi, giochi e ultimamente esperienze lavorative, lo scorso Venerdì 17, una data forse propiziatoria chi lo sa, ha appreso alle ore 22 c.ca la comunicazione che al mattino seguente alle prime ore, avrebbe dovuto lasciarci ed essere trasferito in un’altra struttura detentiva, precisamente nel carcere di  Bollate.
Da premettere che la richiesta di trasferimento presso quella particolare struttura ritenuta da molti per alcune sue caratteristiche, il “carcere per eccellenza” ovvero con più opportunità lavorative e di studio rispetto a questa, era stata da lui stesso inoltrata molti mesi fa, ma Davide stesso ne era molto scettico al riguardo.
Personalmente sono rimasto colpito dalla notizia, in parte perché essendo coetanei, ci ritrovavamo spesso a ricordare alcune mode o musiche degli anni ottanta, ma anche per via dei suoi modi garbati, “il classico bravo ragazzo”.
Davide, dopo qualche minuto appresa la notizia, ha iniziato il tour dei saluti proprio dalla mia stanza. Pensavo scherzasse poiché siamo soliti farlo. Anche quella sera pensavo si trattasse dei soliti scherzi che siamo soliti studiare a tavolino e che a rotazione mettiamo in atto.
Pensavo d’essere io quella sera il “pollo” di turno e molto rapidamente poiché stavo guardando un film ho licenziato il povero Davide che si prestava a salutarmi con un secco: "Davide non attacca, non scherzare non sei credibile!". Dopo alcuni minuti che lo vedevo gironzolare per le stanze, nel suo “pellegrinaggio” dei saluti, mi dicevo: "cavolo questa volta l’hanno organizzata proprio bene, coinvolgendo più attori nello scherzo". Il dubbio mi è venuto dopo una ventina di minuti quando l’ho visto preparare accuratamente i bagagli per partire, portando via anche le sue cremine anti rughe; solo allora ho capito che questa volta i nostri scherzi non centravano affatto.
Sicuramente Davide, ma credo in generale ogni altra singola persona con la quale condividi spazi 24 su 24, ti manca, soprattutto nei primi giorni, ma è anche vero che come nel caso di Davide il sapere che per lui si potranno aprire nuove strade e opportunità mi fanno ben sperare ed essere contento per lui stesso.
Di lui mi mancheranno le chiacchierate affacciati dalla finestra della mia stanza ad osservare il cielo, cercando di osservare e immaginare la vita oltre le mura, per altri mancherà il campione imbattuto da 4 anni di go back.
Gianpiero

Un viaggio desiderato….
La redazione di Letter@21 perde uno dei suoi pezzi. Dopo mesi di vani tentativi è arrivato per Davide il momento di lasciare la Casa Circondariale di Torino per la Casa di Reclusione di Bollate (Milano).
Una notizia lampo nel weekend, ha scosso la quiete notturna all’interno del Polo Universitario, venerdì sera intorno alle 21:45 è arrivata la comunicazione tanto desiderata: l’avviso della partenza per il giorno dopo (sabato) da parte del personale penitenziario.
Così, dopo il conseguimento della laurea avvenuta nello scorso mese di dicembre, ha definitivamente concluso la sua esperienza al Polo Universitario di Torino per iniziarne una nuova!
La richiesta, che è stata inoltrata da lui stesso verso il mese di maggio, ha trovato accoglimento, ed ora oltre a continuare gli studi potrà stare più vicino alla sua famiglia.
“Una convivenza breve ma intensa, oltre a condividere gli spazi di una stanza piccola ma molto curata nei suoi dettagli, ho avuto il privilegio di averlo come collega di lavoro, qui non è facile che capiti!
Sarà stato anche per questa doppia condizione che abbiamo avuto un rapporto di rispetto reciproco, fondato sulla lealtà e generosità reciproca. Soci nella preferenza dei programmi  televisivi da guardare, ci accomunava anche il gusto per la scelta, è stato l’unico tra i tanti che ho riconosciuto mentre urlava il mio nome durante la maratona campestre a cui partecipavo, proprio venerdì giorno della comunicazione. Sarà stato un caso? Non credo”
Buona fortuna…….Davide!
Gioacchino

La partenza di un amico
Venerdì sera, il 17 luglio, verso le dieci, poco prima dell’orario di chiusura dei cancelli delle nostre celle! Io sono sdraiato nella mia branda, a guardare la televisione. C'è un caldo tremendo che ti toglie il respiro e ti soffoca. La luce della cella è spenta, perché il calore delle lampade non surriscaldi l'ambiente e non attiri le zanzare. Tutto inutile. Cosi devo anche stavolta fare la quotidiana guerra alle zanzare tigre. All’improvviso entra  il mio amico Davide. Un bravo ragazzo. Un ragazzo tranquillo e gentile. Quando parla, parla in modo cosi raffinato che pare sia cresciuto in una famiglia nobile o aristocratica. Mi dice: "Robert ti devo salutare”. Io lo guardo e gli rispondo: "Che cosa vuoi dire mi devi salutare?". A sua volta lui mi risponde: "Domani mi trasferiscono al carcere di Bollate". Al momento penso che stia scherzando, ma è vero.
R.: "Ti hanno detto a che ora parti?"
D.: "Alle sette di mattina."
R.: "Va bene allora ti saluto domani mattina.
Davide con un tono basso: "Se domani mattina stai dormendo, io non ti voglio svegliare."
Cosi ci salutiamo.
Una volta uscito dalla cella Davide, mi sdraio e un pensiero profondo mi occupa la mente. Medito in silenzio con il mio pensiero, e dico: "Come se il caldo e le zanzare non bastassero, adesso va via anche un amico.". Una considerazione che mi mette tristezza, anche se una parte di me è felice perché Davide va nel miglior carcere d’Italia. Per lui era una buona cosa. Con una condanna lunga ha bisogno di stare in un carcere con più opportunità e più vicino a casa sua, in modo da potere fare più colloqui con i propri famigliari.
E' due anni che conosco Davide, anni in cui abbiamo trascorso le feste di Natale e del capodanno insieme. Andavamo d’accordo. E poi era il miglior giocatore di tennis, go back e pingpong. Ogni volta che disputavamo il campionato dei giochi estivi, in queste tre discipline avevamo la vittoria assicurata grazie a Lui. E adesso come facciamo senza di lui. Ma non importa. Gli auguro ovunque lui sia tutto il bene del mondo.
Robert

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