Lunedì, 27 Luglio 2015 16:59

Narrazioni: Il colloquio

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Una storia triste - E’ sempre così, quando cerchi qualcosa non lo trovi mai…ma io ieri l’avevo visto …

Davide ma hai preso tu il gel, al solito posto non c’è!

No io non l’ho preso, guarda bene che dev’essere lì, e poi comunque non capisco davvero a cosa ti serva visto quanti capelli ti sono rimasti...

Dai non mi sembra il momento per affrontare queste polemiche, sono già agitato, tra un po’ mi chiamerà l’assistente e io sono ancora con l’accappatoio e comunque di capelli ne ho più di te.

Rumore di chiavi che sbattono sulle sbarre della cella, assistente:

Daniele alle 11 colloquio, muoviti.

Finalmente… erano due anni che aspettavo questo momento, erano due anni che consumavo penne in lettere che tentavano di lasciare aperta la porta degli affetti, almeno quella, e che immaginavo cosa dire quando i miei occhi avrebbero incrociato i suoi, e le sue mani non si sarebbero ritratte quando avrebbero stretto le mie.

Ho paura ad incontrare una persona sconosciuta perché due anni sono davvero tanti, ma tra il giudice che dava parere negativo perché non eravamo ufficialmente conviventi e i miei trasferimenti tra vari carceri solo ora ho ottenuto l’autorizzazione per un’ora di colloquio, solo 60 minuti per dire un milione di cose e provare a capirne altrettante.
Sono pronto, ho messo quella camicia che avevamo comprato nell’ultima vacanza trascorsa insieme e che le piaceva tanto, l’ho tenuta in un angolino del mobiletto stirata e inamidata per tutto questo tempo ma per fortuna mi va ancora; il caffè è nel termos e non è zuccherato (a lei piace così), il mio amico Gioacchino ha preparato quei strepitosi cannoli che speriamo le piacciano e che l’assistente mi faccia passare.

Il corridoio che mi porta ai colloqui mi sembra infinito, ma quando arriviamo? E cosa vuole questo qua affianco a me, parla parla, ma a me non interessa niente di quello che dice, io voglio vedere Beatrice, sentire il suo profumo, toccare i suoi capelli … dai fatti forza Daniele, ancora un po’ di sopportazione.
Cazzo ma tutti oggi dovevano far colloquio, ci saranno cento persone, l’aria è pesante e quei bambini sembrano delle scimmie urlanti, ma l’ho vista eccola la, è ancora più bella di come i miei ricordi immaginavano.

Sono già dieci minuti che parliamo, lei non me lo dice, ma dal bacio solo sulla guancia, dalla sua distanza, ho capito tutto: tra la tanta vita persa a stare qui, ho perso anche quello a qui tenevo di più, Lei.

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