Attenzione

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Martedì, 08 Novembre 2016 12:41

La vedova Musy simbolo dell’attenzione sociale ai detenuti

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Ci sono date nella vita, idealmente da evidenziare con un cerchio rosso. Giornate in cui la considerazione porta una sana dose di fiducia, l’autostima cresce e stimola come non mai. È la miscela di sensazioni che la vedova Musy, insieme ai rappresentanti della propria Fondazione, ha saputo trasmettere nell’incontro di giovedì 3 novembre a tutti gli studenti del Polo Universitario della Casa Circondariale di Torino.

L’attenzione per il prossimo, ma soprattutto per chi vive in condizioni di difficoltà, nonostante la dolorosa e ingiusta perdita familiare, l’hanno portata a varcare la soglia della sezione detentiva dove gli studenti trascorrono la loro quotidianità. Due ore di dialogo fatto di proposte e di slogan incisivi (#noreatimapersone) che hanno “gettato le basi” per edificare l’ennesimo ponte con l’esterno.
Una tavola rotonda dove i veri protagonisti non sono stati i cavalieri, ma una Dama che, oltre ad aver dimostrato ampia conoscenza dei tempi moderni, ha saputo mandare messaggi indigesti con l’eleganza e la leggerezza di una piuma.
Altro che “occhio per occhio e dente per dente”, una sberla morale alla visione ipocrita del carcere come soluzione di tutti i mali. Un gesto spontaneo che apre indefettibilmente uno squarcio sui problemi sociali.
Se molte delle persone che sono “transitate” dal Polo Universitario riescono ad avere “una grossa spinta dal basso verso l’alto”, proprio come il noto teorema di origine archimediana, è anche grazie al contributo della Fondazione Musy. Le otto borse lavoro destinate agli studenti per scontare la parte residua della propria pena, costituiscono un grande esempio di apertura a nuove soluzioni.
Un giro per le stanze detentive e per i locali della sezione, allietato da qualche fetta di torta “prodotta a metri 0” poi, ha fatto comprendere meglio come viene trascorsa la vita in carcere e quali sono le attività di svago che accompagnano le lunghe giornate di studio.
L’aria fresca respirata in questa giornata di mezzo autunno ha dato la sensazione che, le storie dei padiglioni detentivi, se ben comprese, riescono ad avere un’attenzione calorosa che sconfina nell’affetto più sincero.

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