Giovedì, 27 Febbraio 2020 16:41

Il Colloquio e la sua percezione visiva in carcere

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Photo by Brianna Santellan on Unsplash Photo by Brianna Santellan on Unsplash

Il colloquio in carcere per i detenuti e un giorno, un’ora speciale, l’unico momento in cui ti scordi di questo posto, anche se davanti agli occhi hai sempre le sbarre, le porte di ferro blindate e gli agenti in primo piano a controllarti, per vedere se dai un abbraccio o fai una carezza di troppo.

Alcuni detenuti sono cosi ansiosi che la notte prima non riescono a dormire, sono sopraffatti dalle emozioni, in quanto stanno per riavere e vedere la cosa che gli manca di più, l’affetto dei propri cari, quello che si fa sentire di più in questo posto.
La sala del colloquio penso che sia la stanza più bella di tutto il carcere, e come una camera di casa tua, tipo il salotto, cosi me la immagino ogni volta che sono li.

È quasi sempre colorata, piena di disegni, con giochi per bambini, la trovo ben arredata viste le difficoltà le restrizioni di questo posto. Penso sia per cercare di avvicinare due realtà opposte rendendo tutto più supportabile da entrambe le parti, per far vivere un momento intimo in piena libertà.
Spesso noto visi preoccupanti, ansiosi di vedere i propri figli, mariti, padri, madri, persone che soffrono in silenzio, che cercano di nascondere l’agitazione e di trasmettere ai propri cari un po’ di serenità e speranza per farli stare meglio.
Ogni tanto mi capita di guardare le persone nella sala, e le vedo che si asciugano le lacrime travolte dalla sofferenza e dall’affetto, volti segnati dalla tristezza e dal marchio del detenuto. Detenuti che cercano di esprimere tutta la propria felicità con gesti premurosi, facendo cose che al di fuori di qui non hanno nessun peso e significato, ma che per noi detenuti vogliono dire tanto.

Per la maggior parte dei detenuti il colloquio è l’unico contatto diretto con il mondo esterno è l’unica fonte d’informazione, una salvezza in un certo senso, un modo per non dimenticare del tutto l’altro mondo di cui una volta abbiamo fatto parte e da cui ora siamo assenti. Chi è già da un po’ dentro percepisce in un modo diverso i profumi, gli odori e i colori in modo più amplificato.
Il colloquio è il momento in cui ti trovi senza filtri e senza maschere e come se ritrovassi te stesso, senza alcuna protezione, la protezione che invece devi indossare nei confronti degli altri per poter sopravvivere in questo luogo.

M. A. P.

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