Venerdì, 24 Maggio 2019 16:49

Vissuti in una guerra ma nati per la pace

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Vissuti in una guerra ma nati per la pace Photo by Toa Heftiba on Unsplash

Buoni e cattivi, vittime e carnefici. Due facce della stessa medaglia, due destini che si uniscono. Si chiama “Sicomoro” in questa occasione, ed è l’innovativo progetto di Prison Fellowship Italia, che entra nelle carceri di tutta Italia, mettendo a confronto vittime di reato e criminali, non diretti ma analoghi. Ci si siede in cerchio e si assiste alla messa a nudo delle emozioni e dei vissuti dei partecipanti.

Vengono poste in analisi alcune dinamiche della vita prendendo spunto da racconti e citazioni bibliche che rappresentano lo svolgimento dei fatti accaduti partendo dall’interrogativo principale ovvero cosa sia il delitto per poi parlare di argomenti quali la responsabilità, la confessione, il pentimento, la riparazione, il perdono e la riconciliazione.
L’obbiettivo principale è quello di approfondire il concetto di perdono e di riconciliare i due estremi della realtà, analizzando l’excursus che ha portato l’individuo a delinquere e contemporaneamente colui che ha subito a porsi diversamente nei confronti della vita annientando la sete di vendetta e concedendo tregua alla lecita rabbia provata a seguito del misfatto subito. Tutto questo avviene rigorosamente negli istituti detentivi, in appositi spazi adibiti per gli incontri.

Il programma, attuato sia in Italia che all’estero, ha effetti profondi sulle vittime e i colpevoli. Molte delle persone lese hanno riferito di aver ricevuto un processo di guarigione dal dolore morale e dalle paure dovute alla violenza subita. Gli autori dei reati sono accompagnati a confrontarsi (molti per la prima volta) sul danno procurato ad altre persone dalle loro azioni. Le vittime hanno bisogno di vedere riconosciuto che hanno subito un’ingiustizia e i detenuti hanno bisogno di essere riconosciuti nella loro dignità di uomini, prescindendo dal loro crimine.

Il nome del progetto nasce dall’episodio riportato nel Vangelo di Luca al capitolo 19 quando Zaccheo, un esattore delle imposte disonesto, cerca di vedere Gesù, ma non ci riesce a causa della folla; così si arrampica su un albero di Sicomoro per avere una visuale migliore. Ma qui avviene qualcosa di inaspettato: Gesù si accorge di lui e si ferma a parlargli. Non lo rimprovera e non lo ignora, lo chiama per nome e lo riconosce nella sua dignità di uomo. Le vittime di Zaccheo assistono alla scena in silenzio, pieni di dubbi e di quesiti... Pentito dei suoi furti ed estorsioni, Zaccheo decide di restituire il maltolto alle sue vittime attuando la giustizia riparativa biblica.

Sicomoro è un progetto di giustizia riparativa, uno strumento definito dagli esperti della criminologia “fra i più potenti mai attuati nel contesto detentivo”, perché permette attraverso questo genere di esperienza di comprendere diversamente le ragioni della devianza e di conseguenza di intraprendere un percorso di cambiamento che permette di annientare la recidiva e dare un senso maggiormente rieducativo al periodo trascorso in detenzione.

G. D. C.

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