Lunedì, 15 Febbraio 2021 16:04

Nuove percezioni dopo una lunga reclusione

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Photo by Andrik Langfield on Unsplash Photo by Andrik Langfield on Unsplash

Ho sempre pensato a quali saranno le mie sensazioni e a quale sarà l’impatto su di me nel momento in cui uscirò dal carcere dopo tutto questo tempo. Si parla di anni di mancanze di ogni genere, a partire dalle  più banali.

Forse la prima cosa che noterò sarà la visuale e lo spazio intorno a me, sentirmi per un attimo di nuovo libero di provare nuovi odori, gusti  e suoni. Penso che sia un’emozione indescrivibile a parole, soprattutto  il pensiero di poter guardare lontano e riabbracciare i miei familiari senza il timore di essere richiamato da qualcuno.

Sarà un momento irripetibile.

Quello che mi fa un po’ paura è il confronto con la società, capire se sarò etichettato come detenuto o ex detenuto e se sarò di conseguenza trattato come tale. Percepire e comprendere, quelle saranno le mie mancanze e le mie difficoltà, prodotte dal tempo e dal progresso del mondo in mia assenza.

Penso che le persone che mancano per molti anni dalla libertà, è come se nascessero un'altra volta, ma con una coscienza diversa, perché alcune abitudini e i gesti più banali sono stati  cancellati dal tempo. Rivivere queste sensazioni potrebbe essere paragonato alla curiosità di un bambino alla scoperta di qualcosa di nuovo.

In particolare il momento in cui ci si incontra con familiari e amici e si vedono i segni del tempo che gli anni hanno prodotto in loro,  sarà una delle tante sorprese e curiosità che da parte mia proverò, e penso anche da parte loro.

Una delle più banali abitudini che si perdono durante la detenzione è quella di andare a fare la spesa o semplicemente acquistare del pane. Poterlo rifare  potrebbe essere una  nuova riscoperta, caratterizzata da  una sensazione piacevole, perché quando si è reclusi non si ha la possibilità di scegliere. Toccare o mangiare in un piatto di ceramica, preparare insieme ai tuoi cari la cena, passare del tempo insieme senza preoccuparsi che il colloquio finisca da un momento all’altro, sono altri attimi di felicità a cui tutti i detenuti ambiscono rivivere.

Un’altra cosa è la certezza di poter cominciare a programmare e costruire il futuro una volta fuori, perché il carcere in qualche modo ti limita nel concretizzare del tutto alcune idee e pensieri, anche se è solo in modo teorico. Dentro è difficile avere la giusta percezione delle cose. All’interno i detenuti svolgono una sorta di gara per ottenere più informazioni possibili riguardo il mondo esterno e tutti i suoi cambiamenti, per non farsi trovare impreparati.

Così in me prendono vita una preoccupazione ed un pensiero che mi accompagnano ormai da molto tempo. Sarò in grado di assimilare tutte le novità e i dati del cambiamento di questi anni?

Ho sempre cercato di raccogliere i racconti di tutte quelle persone uscite da qui (in permesso o perché usufruivano di benefici, o che venivano a incontrarmi da fuori), per poter avere un vasto bagaglio emotivo a mia disposizione e nello stesso tempo per confrontarmi e ipotizzare quelle che potrebbero essere le mie scelte fuori dalle mura.

Redazione

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