Liberamensa “cibi per menti libere”, il nuovo ristorante del carcere di Torino si apre al territorio per liberare sapori, genuinità, stile e creatività in cucina.
I diritti, averli riconosciuti e poterli agire, sono il legame di queste pagine con l’attualità. Da dentro le percezioni della realtà sono differenti da chi è all’esterno, perchè per chi vive quotidianamente il carcere, provare a fare un’astrazione e uscire dal quotidiano risulta difficile. Come non semplice appare per chi invece “è fuori” avere una visione completa delle “difficoltà trattamentali”, che regolano un Istituto di pena.
Online scaricabile gratuitamente il terzo e-book della collana di cucina di Letter@21. Sapori in libertà, ricette da dentro da gustare fuori per tutti i gusti. Questa volta i piatti legati dai e ai ricordi personali dei "nostri" cuochi, si mescolano alle suggestioni cinematografiche suscitate dalle "memorie sprigionate" in ogni ricetta.
Martedì 13 settembre 2016 alle ore 21:00, presso la Casa del Quartiere San Salvario, via Morgari 14 Torino, si svolge l’incontro-dialogo dal titolo “I diritti delle persone detenute tra garanzia e violazioni”.
Una semplice ricetta della cucina albanese fresca e semplice da preparare con pochissimi ingredienti!
Non essere un appassionato di calcio ti toglie, soprattutto durante la stagione di serie A e le coppe europee, molti argomenti di conversazione. Io, che in fondo sono un po’ misantropo, ero ben felice, quando ero fuori, di essere escluso dai discorsi sul miglior calciatore o sul fallo di gioco meritevole o no di essere punito con un rigore.
Da quando sono arrivato qui per studiare all’università, ogni anno durante l’estate si organizzano i Giochi estivi. Competizione a cui partecipano tutte le sezioni del blocco E, del carcere di Torino, contraddistinte da un proprio nome.
Quella proposta è una pietanza agrodolce molto semplice da preparare (5 minuti di preparazione e 10 di cottura) che vuole esaltare l'uva come prodotto di stagione.
La storia dell’isola di Pianosa (quella nell’arcipelago toscano, perché c’è n’è anche un’omonima nelle Tremiti) è indissolubilmente legata a storie di deportazione e carcere.Abitata fin dall’era preistorica chiamata Planasia per la sua conformazione pianeggiante, fu nel 6-7 d.c. luogo di deportazione ed esilio di Agrippa Postumo nipote ed ex-erede di Augusto che vi rimase fino al 14 d.c., anno in cui fu giustiziato.