Martedì, 14 Febbraio 2023 18:06

Sanremo che passione… in carcere

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Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

Come tutti gli eventi, come l’equinozio, le stagioni monsoniche, eventi annuali quali l’addio alla neve e l’inizio delle belle stagioni, tutto ha un inizio e una fine.

Qui in carcere siamo già stati condannati dal magistrato a scontare una pena per i nostri errori e io mi chiedo: perché devo subirmi anche Sanremo?

Nel costrutto sociale detentivo nascono vere e proprie fazioni di supporter e di dissidenti che apprezzano o odiano questo festival musicale.
La sera è uno dei momenti importanti della giornata, quando un detenuto dopo una lunga e stancante giornata di prigione ha piacere di coricarsi nella propria branda e guardarsi un meritato film, ma Sanremo come un fiume in piena stravolge gli equilibri naturali del carcere inondandoci di musica la sera.
Come tutti gli eventi di rilevanza un minimo di “cultura generale” è importante averla, perché nei giorni seguenti non si parlerà di altro nelle sezioni. Quindi chi ha piacere di essere sempre sul pezzo lo guarderà per poi divulgare i fatti salienti per il resto delle giornate a seguire…

Settimane prima dell’inizio cominciano già le prenotazioni “stasera lo guardiamo”. “Non puoi decidere sempre tu in cella, sei con altre persone” e solitamente smolli il colpo dicendo “sì, sì, quando poi ci sarà, lo guardiamo”, nella speranza che si dimentichino, ma come ogni parola anche questa poi va mantenuta... Già si sa… musica a palla tutta la notte, il silenzio notturno verrà bistrattato da urla, commenti, “guarda che belle figliole”, perché sì, siamo sinceri, in carcere in mezzo agli onesti intenditori di musica italiana, si nascondono gli amatori delle belle donne. È la fazione che si distingue di più tra gli spettatori del programma, sono tanti, troppi, fissi davanti allo schermo, ogni tanto balbettano, provano a comunicarti la loro estasi, sbiascicando parole spesso confuse, dei veri e propri giudici di bellezza.
A loro non scappa nulla, “il mascara di troppo”, “quel vestitino succinto non gli sta così male”, commentano, giudicano e si emozionano e, di tanto intanto, canticchiano anche qualche parola delle canzoni che stanno ascoltando. Loro rappresentano una parte dello spirito carcerario, temerari dell’amore caldi come stufe, mendicanti di affetto, sono la causa del rinvio del tuo non meritato film, la tua routine è infranta, succube di loro ti giri e rigiri nel letto.

Per farti unire a loro cercano di comprare la tua presenza con dolci, bevande, “dai scendi dal letto vieni a mangiare con noi” e, attirato dalle leccornie detentive, vendi la tua posizione per qualche cornetto alla frutta, ti fai subito incanalare nell’onda magica del programma, tanto su tutti quei cantanti almeno uno che ti piace ci sarà per forza.
Inizi a ridere, ti diverti pure, ormai sei in trappola, non c’è cura a questa malattia. Inizia nello stomaco a salirti una frenesia, un qualche istinto primordiale si scatena, ti affacci al blindo e inizi a cantare a squarciagola, dalle altre celle partirà una ola musicale del pezzo in televisione, è finita, ormai è troppo tardi, le ore passano…
Neppure te ne accorgi, ma ad Amadeus sta venendo sonno… “non vorrà chiudere per stasera?”, e no… ormai è tardi, sta finendo, ma per fortuna non finisce qui, lo prolungheranno, quest’anno potrò ascoltarlo ancora e ancora…

Redazione

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