Giovedì, 07 Luglio 2022 10:40

Ricordi di lavoro

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Photo by Towfiqu barbhuiya on Unsplash Photo by Towfiqu barbhuiya on Unsplash

Uno dei primi lavori che si svolgono quando entri in galera è il porta vitto, cioè l’addetto alla distribuzione dei pasti, una delle mie esperienze lavorative più memorabili all’interno del carcere.

Nei miei ricordi, perché l’attività può essere differente da carcere a carcere, ogni mattina dovevo scendere in cucina per prendere la colazione da distribuire in sezione, alcuni litri di latte, caffè, the, pane e frutta. Ad aspettarmi per la consegna del carrello vi era un assistente o un detenuto che lavorava all’interno della cucina. Le indicazioni per la distribuzione erano sempre uguali: “un coppino grande in acciaio per ciascun recluso, in grado di riempire un bicchiere”, naturalmente usa e getta di plastica, una, barra due, a seconda della forma, pagnotte e due frutti in base al peso e alla disponibilità, perché potevano trasformarsi in quattro mandarini, o due mele, o due arance e in estate in una fetta di anguria a testa.

Gestire questa parte non era difficile, i problemi arrivano con il pranzo e la cena.

Ogni volta c’era il rischio che le informazioni cambiassero, potevano esserci menù differenti, pasti specifici per i detenuti musulmani o preparati ad hoc per chi avesse necessità di un regime alimentare particolare, perché magari con problemi di salute. Al mattino quasi sempre avanzava la frutta, il pane e il the e cercavo sempre di ridistribuire con un secondo giro in modo omogeneo la rimanenza. Inoltre se qualcuno non voleva la colazione, perché se la preparava da solo o era particolarmente schizzinoso, la davo a chi era più in difficoltà, o a coloro che non potevano permettersi di acquistarsi i prodotti alimentari della spesa. Sfortunatamente questa è una delle tante realtà del carcere, se non hai nessuno al di fuori di queste mura ad aiutarti economicamente e a starti vicino è molto dura, momenti e situazioni come queste ti portano alla disperazione e ad alcune decisioni drammatiche. Oltre al lavoro del porta vitto vi è anche la mansione dello scopino, il compito più facile. Le indicazioni che vengono date in questo caso sono generiche: “distribuire la fornitura - cioè i prodotti per la pulizia delle celle - e quelli per l’igiene intima al detenuto”: il detersivo per pavimenti, una saponetta, uno spazzolino, un dentifricio e tre-quattro rotoli di carta igienica, questo avviene una volta al mese. Le attività giornaliere del lavorante richieste con l’assegnazione e alcune raccomandazioni sono di lavare la sezione, la doccia e l’ufficio dell’assistente con prodotti come la candeggina e il detersivo per i pavimenti, anch’essi consegnati all’inizio del mese.

Il lavoro che svolgo oggi è invece cominciato con la partecipazione a un tirocinio durato 6 mesi, trasformatosi in un contratto in piena regola. L’inizio di questa attività si è svolto con l’aiuto di  un tutor. Una volta acquisite le conoscenze che mi avrebbero permesso di usare il computer in maniera autonoma, si è passati alla formazione con lezioni  sulla scrittura. La prima lezione che ancora oggi mi ricordo si chiamava “Pillole di scrittura”, queste lezioni mi hanno permesso di capire come la scrittura possa essere un lavoro, che porta anche una crescita personale. Le varie lezioni mi hanno insegnato a scrivere e produrre testi come racconti, articoli, presentazioni di mostre, post, cioè a saper utilizzare alcune regole che si usano nel campo del giornalismo, come le 5 w, a evitare di usare parole che possono appesantire il testo e come impostare la struttura di un testo in base al pubblico che lo leggerà. A distanza di mesi quelle indicazioni mi sono state utili anche per vedere il mondo con altri occhi. Scrivere è un lavoro che ti permette di confrontarti con nuove realtà, facendo nascere nuove idee e un confronto diretto con altre persone, dando spazio a nuove opportunità.

Il lavoro che svolgevo fuori ha tutt’altra rilevanza, anche perché per esempio, quando facevo il corriere, c’erano da rispettare le tempistiche di consegna, più o meno oltre 80 pacchi da consegnare, ovviamente più ne consegnavi più guadagnavi. Oppure quando facevo il saldatore, più pezzi riuscivo a completare, più la produzione risultava in crescita, più il datore di lavoro era contento, insomma la produzione fuori è un elemento molto importante rispetto al lavoro che si svolge in carcere, anche se il rispetto dei tempi e delle consegne sono altrettanto importanti anche qui.

P. C.

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