Venerdì, 24 Marzo 2017 17:22

Il Garante in Parlamento

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A dodici mesi dall’insediamento del Garante nazionale delle persone private della libertà, è lo stesso Mauro Palma insieme al proprio staff a dare uno sguardo d’insieme, illustrando al Parlamento l’attività svolta e quanto riscontrato. Un anno per dare vita a un sistema di prevenzione di possibili violazione dei diritti in tutti quei luoghi dove le persone siano private della libertà in cui tale libertà sia pesantemente attenuata. Dalle visite nei vari Istituti agli incontri con i Garanti regionali e comunali emergono così un insieme di raccomandazioni e suggerimenti tesi a sviluppare  un modello di diritto di tipo inclusivo, capace di regolare sistemi complessi e prevenire conflitti.

La relazione presentata in Parlamento martedì 21 marzo 2017 offre un panorama delle positività e delle criticità riscontrate lungo 365 giorni di lavoro.
I recenti provvedimenti approvati dal Parlamento, nonostante abbiano portato a una significativa riduzione della popolazione detenuta, non sono stati abbastanza incisivi” ha riferito la Presidente della Camera Laura Boldrini, nel presentare l’attività del Garante nazionale. “L’attuale popolazione detenuta continua a registrare numeri troppo alti”.

Descrivendo appunto una situazione che presente non poche criticità per il nostro Paese.

La relazione del Garante dei Detenuti affronta ed analizza tre macro aree, individuandone positività e criticità: libertà e penalità, sicurezza e libertà, migrazione e libertà. Ponendo l’accento su come poter garantire la libertà senza esclusioni o discriminazioni a chi per motivi di giustizia o perché costretto ad emigrare è più fragile.

Tra i suggerimenti:

  • la possibilità della sospensione della pena anche per le persone affette da infermità psichica. Una condizione che prende spunto dall’inadeguatezza di alcuni “modelli di ricovero” in ospedali psichiatrici;
  • interventi sul lavoro in carcere, nel tentativo di aprire a un “numero di occupazioni” più consistenti;
  • soluzioni pratiche affinché “Il carcere non sia luogo produttore di irregolarità”. Il riferimento è a tutti quei casi di persone che “entrano in carcere” con una posizione amministrativa regolare e che poi, terminata la pena, si ritrovano a dover riiniziare un percorso di regolarizzazione. Vedasi ad esempio gli immigrati con permesso di soggiorno;
  • la ristrutturazione architettonica degli edifici più fatiscenti e la progettazione di altri in conformità a quanto delineato dagli Stati Generali dell’Esecuzione Penale, non solo per quanto concerne la mera allocazione delle persone, ma con un’attenzione particolare al “tema dell’affettività in carcere”;
  • il superamento della diffidenza per quanto concerne le nuove tecnologie. Il problema della comunicazione per chi si ritrova a vivere la detenzione lontano dal proprio Paese è “un ostacolo da superare” ha riferito Palma, che nel denunciare l’arretratezza degli attuali sistemi ha ribadito l’urgenza di colmare quel gap tecnologico tra” il mondo interno e quello esterno”;
  • l’attività di coordinamento con alcuni gruppi parlamentari per creare una rete di controllo tra chi ha la responsabilità di legiferare e chi ha quella di controllare l’applicazione concreta delle norme e prassi;
  • porre particolare attenzione alle varie forme di privazione della libertà nel contesto dei flussi migratori e delle procedure di rimpatrio. Sono stati analizzati i numeri dei diversi centri di accoglienza e dei luoghi ove avvengono le identificazioni. “Le difficoltà concettuali di restringersi a territori e confini in un territorio che continua ad essere caratterizzato dalla dimensione globale, sollecita delle riflessioni”. A tal proposito il Garante, affinché la permanenza non sia lesiva dei propri diritti, intende rafforzare i contatti con le autorità locali ed estere, per semplificare, i contatti con i Paesi d’origine;
  • l’adeguatezza delle camere di sicurezza che ospitano le persone arrestate o fermate, in relazione ai consolidati standard internazionali e la verifica all’accesso ai diritti fondamentali enunciati dalla “Road Map di Stoccolma” relativamente ai diritti procedurali: accesso all’avvocato non solo in funzione di difesa, diritto alla notifica ad un parente o a persona di riferimento per la chiara ed esaustiva esposizione dei fatti contestati, diritto all’accesso al medico per l’accertamento delle condizioni di salute da riportare debitamente nel fascicolo personale e infine il diritto a essere informato in una lingua effettivamente comprensibile dei propri diritti, certificata con firma;
  • in merito al sistema sanitario sia per quanto attiene il trattamento sanitario obbligatorio sia in merito alle strutture di ricovero di anziani e disabili è stata approfondita la condizione dei “TSO”. In relazione a tali misure, il Garante ha proposto al Parlamento una modifica della disciplina che preveda la comunicazione di eventuali provvedimenti anche alla “figura” del Garante nazionale. Una condizione che consentirà la verifica a campione di alcuni casi.

Scarica la relazione

(Redazione)

Per saperne di più: http://webtv.camera.it/archivio?id=10811&position=0

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