Una sconfortante perquisa che mi ha ricordato i tempi in galera.... chissà quale insano utilizzo avrei potuto fare di quell’oggetto, oltre a non puzzare.
Basta pensare, mancano dieci minuti alle cinque, e sono già arrivati tutti i nostri invitati che parteciperanno alla presentazione del libro. L'inizio dell’incontro riesce e a creare curiosità e attenzione nei presenti. E poi si inizia, piccoli frame del racconto prendono vita e voce. Sono letti da un professionista. Al termine delle letture una pacifica discussione... e poi la parola a me e all’altro giovane in rappresentanza del gruppo di scrittura. Parole e dialoghi sul e di carcere. Quello di cui parla “Labirinti nero fumo”, con le sfumature, le criticità e l’ordinaria realtà che compongono la detenzione.
Oltre, il pubblico: visi incuriositi anche in quelli a cui questa realtà è poca nota, perché il tema trattato poneva domande e interrogativi su un luogo poco conosciuto. A riscuotere l’attenzione le idee cardine del libro, protagoniste di un racconto crudo, profondo e autentico, anche se di fantasia, perché il carcere di solito è narrato nei telegiornali o da chi non ci è mai stato davvero e qui invece, lo era da chi l'ha vissuto in prima persona. Volti da cui traspariva anche un poco di tristezza.
Parole, spunto di riflessione sull’attesa che il carcere insegna, perché in questo luogo per qualsiasi cosa anche la più semplice, ci si deve mettere l’anima in pace e aspettare, imparare ad attendere.
Tra una lettura e l’altra di passi tratti dal libro, gli applausi, come quelli che seguono l’impatto col carcere di uno dei protagonisti e l’incontro con un vecchio detenuto. Spunto per confrontare “il nuovo carcerato” ed il “vecchio” e parlare di una sorta di nonnismo di galera, così come le letture e il confronto tra noi e gli altri invitati diventa occasione per toccare argomenti molteplici.
Le regole in carcere dettate dai più anziani ai novelli detenuti possono essere una protezione per sopportare un luogo ostile ed un insegnamento per attuare comportamenti che a questa tendano, così come gli incontri possono determinare differenti reazioni alla detenzione. Siamo ormai nel pieno della presentazione e sono tutti entusiasti e incuriositi dall’ascolto. Ora tocca ad argomenti spinosi, la dipendenza, litigi, spazi angusti... Il tempo stringe… purtroppo dobbiamo chiudere, siamo fuori tempo. Il pubblico è fermo, ammaliato e sempre più incuriosito.
Il tempo è davvero tiranno, riusciamo solo più a scambiarci rapidi pensieri e commenti, il pubblico applaude. Un lungo sospiro, è tutto terminato. Tra quelle persone che ci stavano osservando e ascoltando, c’erano amici, colleghi, affetti, e alcune figure professionali che in carcere lavorano. Vedere i loro visi stupefatti da tutto quel sentimento, quella passione che è stata esposta ed espressa in questo romanzo che è stato creato con cuore, fatica e passione è stato emozionante.
È tutto finito, strappo un bacio alla mia compagna e poco dopo abbraccio e saluto tutte quelle persone che in carcere sono state un pilastro, un supporto, da professori a educatori, che ora erano qui per noi, per sostenerci. Sapere che tante persone hanno creduto in noi e ora possono vedere i traguardi raggiunti, dimostra come anche noi ci diamo prova del cambiamento e lo stiamo dimostrando giorno per giorno.
Un grazie speciale va a tutti voi per averci sostenuto e per non aver perso la fiducia in persone che ora stanno trovando con fatica il loro posto nel mondo, quello vero.
Al prossimo anno.
Redazione