Migliaia di anni fa gli uomini erano cacciatori e raccoglitori. Tra le diverse teorie sull’origine dell’umanità, quella dominante, individua l’Africa come terra d’origine dei primi ominidi. In perenne movimento alla ricerca di cibo, sempre in avanti, senza tornare indietro, senza barriere, confini e filo spinato a rallentarne il cammino. Un peregrinare che ricorda quello quotidiano di migliaia di persone che “si mettono”, costretti, in viaggio per motivi economici, politici e per scappare dalle guerre, in cerca di una vita migliore.
Ci sono date nella vita, idealmente da evidenziare con un cerchio rosso. Giornate in cui la considerazione porta una sana dose di fiducia, l’autostima cresce e stimola come non mai. È la miscela di sensazioni che la vedova Musy, insieme ai rappresentanti della propria Fondazione, ha saputo trasmettere nell’incontro di giovedì 3 novembre a tutti gli studenti del Polo Universitario della Casa Circondariale di Torino.
Prima della notizia, puntuale, è arrivato il sorriso. Uno di quei sorrisi rapidi, contagiosi, che in pochi istanti, trasforma la sofferenza di “un lustro con interessi”, in energia rivitalizzante. È la cronaca in sintesi degli istanti vissuti da G. mentre gli si ufficializza la concessione del primo permesso premio.
Ogni gesto eroico che si rispetti ha sempre “bisogno” delle sue celebrazioni. É un classico connaturato nelle imprese. Lo sport, ad esempio, è ricco di festeggiamenti e di gloria. Anche quando le competizioni non sono tali e in palio ci sono un pugno di caramelle, alcune brioche e qualche maglia tecnica per veri sportivi.
L’elenco dei laureati al Polo Universitario della Casa Circondariale di Torino aumenta ancora.
Nella giornata di lunedì 26 settembre 2016 due matricole della Facoltà di Scienze Politiche e Sociali raggiungono l’ambitissimo traguardo della laurea triennale.
Non essere un appassionato di calcio ti toglie, soprattutto durante la stagione di serie A e le coppe europee, molti argomenti di conversazione. Io, che in fondo sono un po’ misantropo, ero ben felice, quando ero fuori, di essere escluso dai discorsi sul miglior calciatore o sul fallo di gioco meritevole o no di essere punito con un rigore.