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Mercoledì, 16 Novembre 2016 10:42

La terra è di tutti

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Migliaia di anni fa gli uomini erano cacciatori e raccoglitori. Tra le diverse teorie sull’origine dell’umanità, quella dominante, individua l’Africa come terra d’origine dei primi ominidi. In perenne movimento alla ricerca di cibo, sempre in avanti, senza tornare indietro, senza barriere, confini e filo spinato a rallentarne il cammino. Un peregrinare che ricorda quello quotidiano di migliaia di persone che “si mettono”, costretti, in viaggio per motivi economici, politici e per scappare dalle guerre, in cerca di una vita migliore.

L’emigrazione è una delle più grandi emergenze degli ultimi anni che riguarda tutto il mondo. In Europa, un continente civilizzato che dovrebbe rispettare i diritti umani in qualsiasi forma, il flusso dell’immigrazione proveniente da Africa e Asia sembra senza fine in questi anni. Le cronache quotidiane dipingono però  un Europa che a volte pare calpestare i diritti umani per cui “ha combattuto” numerose battaglie civili e guerre per ottenerli, dove confini e nuovi muri vengono eretti invece che abbattuti.
Io stesso, sono un immigrato, attualmente detenuto. Tra le varie attività, frequento il Polo universitario del carcere di Torino, dove ultimamente mi è stato chiesto di partecipare in qualità di membro della giuria alla visione di alcuni cortometraggi della rassegna intitolata “Lavori in corto”. Un’esperienza che mi ha commosso, per le tematiche affrontate. Tutti i lavori proiettati infatti riguardavano e avevano come nucleo narrativo centrale i diritti umani nella società contemporanea. Per esprimere al meglio i miei sentimenti ho così deciso di raccontare per immagini questa esperienza, utilizzando scene e metafore “prese” da tre corti in rassegna. In “BurattUomia”, l’immagine della ragazza con la maschera che si riflette nello specchio, rappresenta artisticamente la condizione di imprigionamento nella quale vivono anche molti non carcerati. In “Volare via”, la rondine che esce dalla  gabbia e vola liberamente, si  libra verso la scritta  “Let me fly away” (lasciatemi volare), mentre il violino è uno di quelli realizzati dai detenuti del carcere di Opera in “Paganini non ripete”.
La Terra circondata dal filo spinato, come in un campo di concentramento, vuole essere un monito contro i rischi di un mondo che erige sempre più barriere, trasformando il mondo in uno spazio sempre più piccolo e dove sembra non esserci più spazio per “muoversi”. Ma la Terra è il luogo dove viviamo, che conserva la propria e la nostra storia, fatta di problematiche sociali, guerre, sofferenza e morte, ma dove c’è anche la vita, la vita delle persone che vi vivono , il loro impegno, la loro felicità. Un pianeta che appartiene a tutti gli esseri viventi che lo abitano e che al suo interno non deve avere barriere, confini o fili spinati. Dove gli esseri umani possano camminare liberi, ed impegnarsi a rendere il mondo che li circonda migliore.

[rl]

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