Riceviamo, condividiamo e pubblichiamo, ritenendo importante un’azione tempestiva per la riduzione significativa delle presenze delle persone detenute in questo periodo l'Appello dei Garanti territoriali al Presidente della Repubblica, alle Camere, ai Sindaci e ai Presidenti delle Regioni per ulteriori misure di riduzione della popolazione detenuta.
Il carcere in tempo di coronavirus. Un tempo difficile e inaspettato, questo. Un tempo in cui i limiti delle scelte politiche si sentono e si vedono senza ombre: spesso abbiamo scritto del sovraffollamento, tanto da risultare noiosi a noi stessi, spesso abbiamo scritto della necessità di una riforma che vada verso il reinserimento il prima possibile, ma quasi nulla cambia, lentamente tutto peggiora in ossequio a paure create ad arte.
"Quella che stiamo affrontando è una faticosissima battaglia per tutti, ma sta accorciando molte distanze, fa sentire meno quel «noi» e «loro»". Intervista a Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino.
In questo delicatissimo frangente storico, l’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia dovuta al COVID-19 ha portato alla luce e reso insostenibili alcune delle criticità principali del sistema detentivo italiano, come il sovraffollamento. Da più parti si sono levate voci perché il carcere non rimanga isolato più di quanto è già.
Quando ti trovi in un posto chiuso come il carcere per tanto tempo non riesci a fare a meno di pensare a come ci sei finito. Una volta che la porta della cella si chiude dietro di te, non ti resta altro da fare che affrontare la situazione e cominciare a organizzare la tua sopravvivenza per cambiare la situazione attuale e trovare al più presto una strada di uscita, ma il mix di adrenalina, paura, ansia e disorientamento ha un effetto devastante.