Venerdì, 28 Ottobre 2016 18:03

Il lavoro in carcere: due nuove iniziative

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Un pomeriggio, quello di giovedì 27/10/2016, che regala un luogo ed un progetto per far scoprire alla cittadinanza il valore del lavoro in carcere, comune denominatore la volontà di ricercare reali strumenti di reinserimento sociale per le persone ristrette e sostenere una diversa cultura del carcere, in un’ottica non solo punitiva.

L’inaugurazione di Freedhome – concept store dei prodotti realizzati all’interno degli istituti penitenziari italiani - e la firma dell’intesa tra la Città di Torino, l'Amiat e la Casa Circondariale di Torino – per l’impiego in lavori di pubblica utilità di detenuti – sono state l’ occasione per conoscere due nuove iniziative sul lavoro in carcere.

L’iniziativa ha avuto avvio con il taglio del nastro ad opera della sindaca di Torino Chiara Appendino per l’apertura dello store, seguito dalla conferenza stampa ricca di spunti di riflessione e utile per conoscere quello che si sta facendo a Torino e non solo. Infine la firma ufficiale dei documenti dell’intesa. Onori di casa a cura del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria, con il Dott. Marco Bonfiglioli, moderatore degli interventi e la presenza del Dott. Luigi Pagano (Provveditore PRAP Piemonte Liguria e Valle d’Aosta), uniti nel ribadire l’importanza del lavoro di rete e la ricerca della qualità. “Quando si lavora in rete i risultati si raggiungono, il negozio mette in evidenza il lavoro dei detenuti, dando loro speranza, e la bellezza dei prodotti, tutti d’eccellenza. Un’opportunità che si realizza grazie al rapporto tra amministrazione e città” (Dott. Luigi Pagano). Un rapporto che prosegue con l’iniziativa AMIAT e per Marco Bonfiglioli “soprattutto nel solco della continuazione delle relazioni avviate con il comune”, che su Freedhome aggiunge come "L'obiettivo sia quello di arrivare ad avere più esperienze di questo tipo per dare visibilità e commercializzare i prodotti. Inoltre la particolarità dell’esperienza piemontese è il lavoro svolto sulla qualità ... Perché non è una logica puramente assistenziale quella in grado di far decollare questi progetti" [ascolta l’intervista audio a Marco Bonfiglioli].

Proprio la continuità di una progettazione sociale di sistema sono i punti sottolineati dall’amministrazione cittadina attraverso le dichiarazioni della sindaca Chiara Appendino e dell’Assessore comunale alle pari opportunità Marco Giusta: “Ci sono progetti che si portano avanti a prescindere dal colore politico. Questo – Freedhome - era stato avviato dalla precedente amministrazione e noi abbiamo deciso di portarlo a termine. Il lavoro è una grande opportunità per le persone detenute, una grande occasione di riscatto” (Chiara Appendino). “Un’idea di carcere che va verso un’idea di spazio dove perseguire un reale inserimento sociale delle persone e non come luogo punitivo”, sottolinea Marco Giusta, non nascondendo la soddisfazione per l’avvio del progetto tra Amiat, Comune e Casa Circondariale.
Freedhome per la Consigliera di Compagnia di San Paolo – il cui contributo è servito a sostenere il progetto - Francesca Vallarino Gancia rappresenta un sogno che si realizza: “Quello di un modello innovativo di reinserimento, capace di affrancare l’impresa carcere dal sostegno esterno. Incoraggiando attraverso il lavoro le persone private della libertà a riprogettarsi un futuro. E contemporaneamente allontanando paure e pregiudizi sui detenuti”.
Un primo obiettivo raggiunto a cui dovranno seguirne altri, suggerisce Monica Cristina Gallo, la Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino: “Quanto sinora realizzato deve essere un’esortazione a porsi nuovi obiettivi per il futuro. Questo luogo deve essere uno spazio di accoglienza e potrebbe diventarlo ancora di più ospitando detenuti in art. 21".
Attenzione infine alla qualità e all’accoglienza l’idea vincente di Freedhome secondo il Segretario Generale di Slow Food Daniele Buttignol: “Perché progetti così rappresentano il lavoro sociale del carcere, valorizzando l’elemento umano. Molti progetti che partono dal cibo significano fare accoglienza, perché il cibo è accoglienza, ma il nostro augurio è che siano anche “economici. Solo la qualità può garantire lunga durata agli stessi”.

Lato umano del carcere e lotta ai pregiudizi sui detenuti con apertura alla collettività, sono anche alcuni dei punti focali sui quali si sviluppa l’intesa tra la Città di Torino, l'Amiat e la casa circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno”.
Per il Dott. Domenico Minervini – Direttore Casa Circondariale di Torino: “I protagonisti di questi progetti sono i nostri detenuti che, oltre ad esporre i loro lavori di qualità, hanno anche allestito questo locale. Non ci fermiamo qui, vogliamo alzare l’asticella per arrivare sempre più a forme di lavoro non saltuario e professionalizzante così da favorire il reinserimento a fine pena. Come nel caso dell’iniziativa con AMIAT, che impiegherà diverse persone detenute”.
Per Lorenzo Bagnacani Presidente Amiat: “Giudichiamo positivamente il lavoro svolto dai detenuti nella precedente iniziativa – 2015 - e per questo abbiamo deciso di rinnovare la convenzione e firmare il protocollo per lavori di pubblica utilità impiegando 30 detenuti per 6 mesi: lavoreranno nella manutenzione di giardini e verde pubblico”.
L’accordo prevede che i detenuti lavorino all’esterno del carcere, a titolo gratuito e volontario, in tre moduli di sette settimane ciascuno, in attività di manutenzione degli spazi pubblici urbani.

Le esperienze positive sollecitano una riflessione su quanto accede nelle altre carceri piemontesi e a margine della conferenza stampa abbiamo posto due quesiti al garante regionale dei detenuti Dott. Bruno Mellano sulle ultime emergenze (guarda la video intervista).

[gb]

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