Daimon è il suo nome, dal Greco “spirito guida”, è un Golden Retriever di sei anni e mezzo dallo sguardo di eterno cucciolone che attende qualcosa. Eppure è amato, accudito, coccolato, nutrito. Ma lui attende qualcosa che, forse, a breve ritroverà.
Indubbiamente il confronto di una giornata di lavoro all’interno del carcere, rispetto ad una giornata lavorativa esterna al contesto detentivo è qualcosa che sfugge al criterio di lavoro come produttività, come soddisfazione per il proprio operato.
Quando su di un’autostrada, o una strada provinciale, gli automobilisti incrociano un furgone della polizia penitenziaria, probabilmente non sanno che in quel momento un detenuto è in fase di trasferimento da un carcere ad un altro, oppure semplicemente viene portato ad un’udienza in tribunale.
Premetto che una simile considerazione si offre a svariate sfaccettature, date dalla moltitudine dei soggetti che dovrebbero essere presi in considerazione, vuoi per differenza culturale, vuoi per scelte e modelli di vita avuti.
L’affettività in carcere è un mix di sentimenti e di emozioni negative, sensi di frustrazione, rabbia, tristezza e a volte solitudine, che si interfacciano con le emozioni positive
Domenica 13 febbraio alle ore 10.30 presso la Sala Conferenze - POLO DEL ‘900 in corso Valdocco, 4A a Torino un seminario per contribuire a sostenere il dibattito pubblico avviato dall’Associazione internazionale “Nessuno tocchi Caino – Spes contra Spem” sul tema: “Non un diritto penale migliore, ma qualcosa di meglio del diritto penale”.