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Giovedì, 29 Giugno 2017 12:03

Isolamento in carcere. Tortura psico-fisica?

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Lo scorso 17 maggio 2017 il Senato della Repubblica, dopo 4 anni di travagli del disegno di legge, ha approvato il testo che introduce il reato di tortura nell’ordinamento giuridico italiano.

La legge in questione introduce due articoli nel codice penale il 613-bis e il 613-ter. La tortura è definita come la condotta di chi agendo con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico.
Lasciando da parte i punti salienti del testo e le eventuali pene per la violazione degli articoli sopra menzionati, leggendo tra le righe la definizione di tortura, riportata nella novella legislativa, sorge un quesito.
L’isolamento in carcere rientra in questa fattispecie di reato?
Andando indietro solo di qualche anno l’associazione Antigone lanciando in primis la campagna “Non isoliamo i diritti” ha presentato alla Camera una proposta di legge sottolineando appunto la gravità e i problemi che possono riscontrare i detenuti nel tempo attraverso il ricorso di questo istituto-strumento punitivo previsto dalla legge 26 luglio 1975 n. 354. Infatti come riportato dall’osservatorio della stessa associazione nelle carceri italiane, nel 2015 l’isolamento disciplinare è stato comminato per 7.307 volte. Mentre non vi sono dati sulla durata media dell’isolamento disciplinare che spesso prevede una durata massima di 15 (anche se ci sono stati casi in cui allo scadere di tali giorni il soggetto dopo essere stato riaccompagnato nelle sezioni ordinarie e stato ricondotto dopo qualche ora in isolamento). La presente proposta di legge è tesa a ridurre al minimo l’uso dell’isolamento nella consapevolezza dei rischi che comporta per la salute psicofisica della persona detenuta, quest’ultimi elementi importanti che riconducono al reato di tortura e che sono espressamente sanciti nella definizione stessa di “Tortura” del testo approvato lo scorso mese al Senato. Inoltre, nelle c.d. sezioni di isolamento e nelle “celle” di isolamento, il tasso di violenza, autolesionismo, morte e suicidio risulta più elevato che nelle sezioni comuni. È pur vero che l’isolamento disciplinare è la punizione che viene inflitta ad un detenuto quando questo ha tenuto una condotta grave ed irregolare e viene decisa l’applicazione da parte del consiglio di disciplina previsto dall’ordinamento penitenziario.
Ma in alcuni casi l’isolamento custodisce il silenzio di cui la tortura vive, come nel caso dei presunti soprusi avvenuti nel carcere di Teramo che portarono alla ribalta nazionale la questione.
Oppure dalle testimonianze raccolte da Antigone nel documento “Ecco perché l’isolamento fa male”.
Il silenzio, in questo si muove la tortura come il titolo del libro di Marina Lalatta Costerbosa “Il silenzio della tortura. Contro un crimine estremo” (DeriveApprodi 2016).

Link alla Legge: www.camera.it

[A. I.]

Fonti: www.associazioneantigone.it; www.deriveapprodi.org; www.ilcentro.it; www.altalex.com

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